La Dora: il gioiello della Valle d’Aosta
La leggenda
Giove e Giunone, dopo essere stati cacciati dall’Olimpo, vagarono tra le nuvole in cerca di una nuova dimora: tra un cirro e un cumulo, la Valle d’Aosta li invitò presso di sé. Giove non ebbe nessuna esitazione; si diresse verso quella sottile linea di verde e lì si pose a costruire un nuovo Olimpo. Mosse i suoi giganti, i quali, accatastando montagna su montagna, vetta su vetta, ghiacciaio su ghiacciaio allestirono il massiccio del Monte Bianco. Affinché Giunone non rimpiangesse le fragranti onde marine in cui tuffarsi, acqua profumata di abeti e di erbe alpine iniziò a scaturire dai fianchi del Colosso: acqua cerulea, che le aristocratiche viscere del Re delle Montagne da allora secernono senza posa.
L’Acqua, Lei
Dalle alture del Bianco alla piana del Po, dal gigante delle Alpi a quello delle pianure: la Duria Maior, oggi conosciuta come Dora Baltea, bagna ora il letto della nostra amata Valle, quella che David Alemanni – nel 1992, quasi 30 anni fa! – ha perspicacemente scelto come luogo per iniziare a trasmettere la sua passione per il Fiume a tutti, valdostani e non.
Se sei già venuto a fare rafting a Totem Adventure sicuramente occupa un posto nella tua memoria quella sensazione, quel brivido che ha attraversato il tuo corpo nel momento in cui con la tua squadra hai affrontato la prima rapida: avanti, sul fondo e subito acqua in faccia, bella fresca e vergine della sorgente. Sei giustificato: le acque della Dora infatti erompono prepotentemente dal Ghiacciaio della Brenva, il quale si trova a pochi chilometri dalla nostra base. Dalla gelida geometria dei seracchi, le tormentate acque distribuite tra la Val Veny e la Val Ferret si alleano presso la frazione di Entrèves dando origine all’autentica Dora Baltea.
Nell’alta valle, che prende il nome di Valdigne, la Dora percorre la conca di Courmayeur, poi quella di Pré-Saint Didier – dove riceve le acque che scendono dal Piccolo San Bernardo e dal Ghiacciaio del Ruitor – e poi ancora sulla destra quelle che scendono dal Gran Paradiso. Dopo Villeneuve la Dora, sempre più ricca d’acque e con una pendenza notevole, entra nel bacino di Aosta. Sino ad Aosta il maggior afflusso di acque viene dal suo versante destro (grazie al Savara ed al Grand Eyvia); a partire dal capoluogo, invece, riceve sulla sinistra i torrenti Buthier, Marmore, Evançon e Lys, fino a ricevere anche l’apporto del torrente Ayasse, affluente destro che sfocia presso Bard. Notevole, nel tratto tra Aosta e Ivrea, è proprio la celebre stretta di Bard; successivamente il corso della Dora si allarga sempre più, e, oltrepassate le colline su cui giace Ivrea, attraversa con un corso tortuoso l’ampio anfiteatro morenico, uscendone a Mazzè per una gola incisa nel terreno diluviale. Termina infine il suo corso da assoluta protagonista tra Chivasso e Crescentino, confluendo nel Po.
L’Acqua, noi insieme a Lei
Ti sei mai chiesto perché a volte scendiamo in fiume con il gommone piccolo e a volte con quello un po’ più grande? La nostra “scelta” dipende dal livello dell’acqua in quel momento: abbiamo dei riferimenti, dati principalmente dai sassi, che ci permettono di capire indicativamente quanta acqua c’è in fiume. I primi di giugno, quando il primo vero caldo inizia a spodestare gli ultimi sforzi dell’inverno, il fiume abbandona il “letargo” dei mesi freddi e inizia a salire: essendo un corso d’acqua di origine nivo-glaciale, i ghiacci sciolgono e ci danno la possibilità di fare un training bello intenso a remi, quando il fiume raggiunge un livello stellare. Mentre tra giugno e luglio affrontiamo discese contraddistinte prevalentemente da un grosso volume d’acqua, verso agosto diventa tutto più tecnico: i ghiacciai, sempre più spogli, danno mano a mano meno contributo alla nostra Dora. A settembre, infine, navighiamo le ultime acque della stagione a pagaia – quindi con il gommone piccolo – dove la tecnica diventa protagonista della discesa. In ogni modo ogni giorno il livello del fiume è diverso e ogni giorno, che ci sia acqua oppure no, ci divertiamo come matti.
Non tutti i valdostani però vedono il Fiume come abbiamo imparato a vederlo noi: in origine infatti la Dora segnava una demarcazione netta tra i paesi che si articolavano sulle sue sponde e rappresentava il nemico per eccellenza tra tutti gli elementi naturali con cui l’uomo si era ritrovato a convivere in Valle. Ancora adesso, se entri in un bar di paese frequentato da vecchi “local”, ti può capitare di ascoltare commenti severi nei confronti del nostro elemento, commenti che noi preferiamo però non ricordare: tanti stereotipi che noi stiamo cercando piano piano di abbattere, facendo avvicinare al fiume anche chi ne ha più paura e timore.
La prossima stagione, un pomeriggio che sei libero e spensierato, vieni in base a Pre’ Saint Didier a fare rafting o anche solo a cercare un contatto con il Fiume. Sarai travolto da stimoli visivi e uditivi in perenne dinamismo, i quali permetteranno alla tua immaginazione di spiccare il volo in pensieri e sensazioni più che speciali. Rocce che sotto l’immensa potenza della Dora si lasciano a tormentati frastuoni, a far capire che la Terra è sveglia e rivendica i suoi spazi. Acqua che non è mai la stessa, che non conosce ancora la sua destinazione ma che si affida alla bellezza dell’esserci.
Camilla Crippa